Amico

XXVII settimana T.O.

Come spesso avviene nelle sue Lettere, l’apostolo Paolo ci interroga senza peli sulla lingua e senza troppi fronzoli: <Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede?> (Gal 3, 5). Questa domanda, la cui risposta va data con grande calma e senza nessuna precipitazione, ci porta al cuore della Lettera ai Galati che stiamo leggendo in questi giorni. La <parola della fede> è per Paolo non un semplice messaggio da ricevere e trasmettere con cura, ma è quel dono che viene dallo <Spirito> (3, 2) e ci mette in condizione di vivere secondo l’energia dello Spirito di Cristo. Egli ci rende capaci di una fede operosa e non “chiacchierosa” che ci mette in grado di rinnovare e trasformare tutti i nostri rapporti e tutte le nostre modalità di entrare in relazione con gli altri facendo verità nel nostro interagire fraterno.

La parola che il Signore Gesù racconta per spiegare ulteriormente la necessità e l’efficacia della preghiera non parla di un devoto fedele che si rivolge al suo dio rasentando il pavimento, ma ci narra invece la storia di <un amico> (Lc 11, 5) che a <mezzanotte> va a disturbare un suo <amico> per poter accogliere dignitosamente e amichevolmente un altro <amico> che è <giunto da un viaggio> (11, 6). Con questa parabola la preghiera che il Signore ha appena insegnato ai suoi discepoli nella cornice di quel luogo solitario e appartato su cui si era recato per pregare (11, 1), si impasta meravigliosamente con la nostra storia e con la nostra vita segnata prima di tutto e soprattutto dalla necessità di accogliere e prenderci cura delle relazioni. Il Signore Gesù non solo ci parla della necessità e dell’efficacia della preghiera, ma pure delle sue difficili coordinate che comportano pure una buona dose di <invadenza> (11, 8).

Eppure, non bisogna dimenticarlo, il Vangelo si conclude con una nota che ci porta non solo al cuore e all’essenza della preghiera, ma pure al cuore di ciò che è necessario per la vita e indispensabile per creare e curare delle relazioni sane, belle e in continua crescita: <quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!> (11, 13). Lo Spirito Santo è il dono che ci permette di chiedere in modo giusto e di donare in modo adeguato. Egli è il dono di quella <intelligenza> (Gal 3, 3) senza la quale rischiamo di dare <una serpe al posto del pesce> (Lc 11, 11). Quando preghiamo siamo invitati a non sprecare parole, ma siamo invitati a investirci radicalmente in quello che chiediamo e speriamo da Dio e dagli altri. Il primo passo della preghiera è l’ardire di credere in ciò che chiediamo, tanto da essere capaci di trovare le strade più giuste e persino quelle più impensate e impreviste per realizzare i nostri buoni desideri senza dimenticare di rischiare tutto perché si possano realizzare a costo di rimetterci la nostra faccia!

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