Profeta come?
XXIV settimana T.O. –
Come invita il monaco Macario: <Accogliamo il nostro Dio e Signore, il vero medico, l’unico che, venendo da noi, è capace di guarire le nostre anime, lui che ha tanto sofferto per noi. Bussa senza stancarsi alla porta dei nostri cuori perché gli apriamo, così da entrare e riposare nelle nostre anime, perché laviamo i suoi piedi e li cospargiamo di olio profumato e lui faccia in noi la sua dimora>1. Come ci ricorda il Signore Gesù con quell’unica parola rivolta a questa donna che si sdraia ai suoi piedi riversando tutti i gesti dell’amore in un senso di gratitudine immensa, perché qualcuno finalmente le permette di donarsi in piena verità e in piena gratuità: <La tua fede ti ha salvata, va in pace!> (Lc 7, 50). Nel contesto di questo magnifico racconto, che solo Luca ci tramanda e che starebbe bene in un dittico accanto alla parabola del figliol prodigo, potremmo leggere senza tradire il testo: <Il tuo amore ti ha salvata, va’ in pace!>.
Del resto, il Signore lo ricorda severamente al fariseo che lo ha invitato alla sua mensa: <Invece colui al quale si perdona poco, ama poco> (Lc 7, 47). Per il Signore Gesù l’amore si rivela nella sua capacità assoluta e incondizionata non solo di perdonare, ma persino di lasciarsi perdonare. Ed è qui la differenza tra il modo di pensare dei farisei – di cui Paolo fu un fiero e sincero testimone – e la logica del <Vangelo> di cui si fa araldo intrepido. La differenza sta nel fatto di concepire la fedeltà a Dio a partire da una capacità eccessiva di amare e non identificandola con una rachitica volontà di sottomissione alle regole senza essere capaci di comprenderne il senso più profondo. Il fatto che il Maestro si lasci toccare, in modo così sconveniente, da una donna a tutti nota come <peccatrice> (7, 37), induce il fariseo, che pure ha generosamente e gioiosamente invitato Gesù nella sua casa, a dubitare del fatto che egli sia in verità <profeta> (7, 39).
In realtà, come già la folla ha testimoniato dopo la restituzione del figlio alla vedova di Nain, il Signore Gesù è veramente profeta non perché indovina le colpe degli altri e ne rivela i peccati, ma perché sente – in mezzo al putridume più ributtante – il <profumo> (7, 37) che è contenuto nel <vaso>, tanto prezioso quanto fragile, di ogni vita. Il Signore Gesù ci rivela un modo nuovo di essere profeti e ce ne dà la chiave di discernimento: <sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato> (7, 47). Il <Vangelo> che abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a trasmettere con fedeltà si basa su un articolo basilare e fondante: <Cristo morì per i nostri peccati> (1Cor 15, 3). Potremmo rileggere questo testo, in cui è racchiusa la più antica professione di fede e il kerygma essenziale del nostro essere discepoli, dicendo che <Cristo ci amò per i nostri peccati>! Tutto questo senza chiudere gli occhi sulle nostre fragilità, ma rivelandosi capace di sentire il buon <profumo> di ciò che siamo nel più profondo di noi stessi, tanto da poter dire a nostra volta con Paolo e con questa donna senza nome che può portare il nostro stesso nome: <la sua grazia in me non è stata vana> (15, 10). Questo perché, nonostante tutto, ho continuato ad amare e a lasciarmi amare.
1. MACARIO D’EGITTO, Omelie spirituali, 30, 9.
Lode a Te, Signore che senti “- in mezzo al putridume più ributtante – il profumo contenuto nel vaso, tanto prezioso quanto fragile, di ogni vita”…almeno, il fondatore di EMMAÜS , distrutto e condannato da tutti i ” perfetti ” – 17 anni dopo la sua morte – sara difeso dal migliore avvocato che solo conosce i segreti del cuore umano…
Meravigliosa riflessione, grazie!