Rispondere
Santa Teresa Benedetta della Croce –
La scelta della Liturgia ci aiuta non solo a contestualizzare, ma pure ad aprire nuovi orizzonti di comprensione all’esperienza umana e spirituale di Teresa Benedetta della Croce che non ha mai smesso, nonostante l’assunzione del nome monastico, di essere fino in fondo Edith Stein. Il testo del profeta Osea è una chiave di lettura per intuire il mistero di una vita travagliata e di una ricerca intellettuale tanto rigorosa quanto capace di rinunciare a se stessa per amore non servile ma sponsale della verità: <Ecco, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto> (Os 2, 16-17). Sicuramente questa parola è stata vissuta in pienezza dalla martire Edith Stein nel momento della sua immolazione condivisa con milioni di ebrei saliti verso il Signore attraverso le ciminiere dei forni crematori. Chissà se il fumo di questi forni di disumanità saliva diritto verso il cielo senza subire tentennamenti dovuti ai venti come avveniva per l’olocausto perenne offerto nel Tempio? È più probabile che il fumo dei forni crematori salisse al cielo in modo assai più vorticoso di quello del Tempio.
Eppure ogni martirio, ogni testimonianza di vita piena e consapevole, non può mai essere improvvisato come non s’improvvisa mai l’amore, ma lo si prepara remotamente. Allora possiamo ben immaginarci Teresa Benedetta della Croce come una delle cinque vergini sagge che <insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi> (Mt 25, 4). Non si può improvvisare l’amore, non si può improvvisare la vita, non si può improvvisare la “martyrìa” se non vogliamo rimanere fuori dalla <porta> (25, 10). Tutta la nostra vita è una lenta crescita nella capacità di fare della nostra esistenza una risposta esistenziale alla chiamata di Dio. Il primo passo perché questo possa avvenire è, certamente, la disponibilità piena a lasciarsi interrogare autenticamente senza sottacere nessuna domanda che viene posta dentro e fuori di noi. La filosofa autentica che fu Edith Stein fu la remota e degna preparazione della discepola Teresa Benedetta della Croce fedele a se stessa, a Dio, al suo popolo e all’umanità… fino alla fine.Come ricorda Giovanni Paolo II: <L’incontro di Edith Stein col cristianesimo non la portò a ripudiare le sue radici ebraiche, ma piuttosto gliele fece riscoprire in pienezza. In realtà, tutto il suo cammino di perfezione cristiana si svolse all’insegna non solo della solidarietà umana con il suo popolo d’origine, ma anche di una vera condivisione spirituale con la vocazione dei figli di Abramo, segnati dal mistero della chiamata e dei “doni irrevocabili” di Dio (cfr Rm 11, 29)>1. Ciò che è stato vissuto da questa donna, pienamente donna che seppe fare del pensiero un luogo di conversione, siamo chiamati a viverlo anche noi facendoci sensibili all’appello del Signore che ci scuote dal nostro sonno dogmatico-esistenziale: <Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora> (25, 13).
1. GIOVANNI PAOLO II, Spes aedificandi, § 9
Deo gratias 🙏🏻